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Abstract
Gomito rigido post-traumatico: dati statistici rilevanti
pubblicato nel Novembre - Dicembre 2017 ne Il Fisioterapista - fascicolo n.6
Massimo Bitocchi

Obiettivo: valutare fattori statistici riportati in letteratura riguardo il gomito rigido post-traumatico.
Introduzione: il trauma è una comune causa di rigidità del gomito, che viene definito rigido quando il suo grado di movimento in flessione risulta essere inferiore a 120° e la perdita dell’estensione è oltre i 30°. La contrattura capsulare può essere prevenuta da una mobilizzazione attiva precoce. Il trattamento non operativo, come la fisioterapia, lo splinting dinamico e lo splinting statico progressivo, è consigliato e dovrebbe essere continuato per almeno 6 mesi, mentre l’artrolisi chirurgica è indicata quando il trattamento conservativo fallisce.
Metodo: la ricerca della letteratura corrente è stata effettuata senza criteri metodologici specifici per identificarla e analizzarla (il presente articolo non è una revisione sistematica).
Risultati: i dati presentati mostrano un recupero medio nel movimento di 40° per l’artrolisi artroscopica, mentre 88° per l’artrolisi a cielo aperto con fissatore esterno. Al contrario le percentuali delle complicazioni mostrano un 5% e 73% rispettivamente per l’artrolisi artroscopica e l’artrolisi a cielo aperto con fissatore esterno.
Conclusioni: la letteratura corrente riguardo il gomito rigido post-traumatico consiste di studi di livello di evidenza pari a 3 o meno. Dato che la quantità di complicazioni aumenta con il livello della procedura chirurgica, il chirurgo dovrebbe essere il meno invasivo possibile; tuttavia il release a cielo aperto è il trattamento di scelta per quei gomiti molto rigidi.